giovedì 4 luglio 2013

LUNGA VITA ALL’AVENIDA





Lá vai un chiosco per un refresco, di fronte la carrellata di boutique gucci-YSL-boss-D&G-vuitton-eccetera, poi il teatro Tivoli, il cinema São Jorge per i festival, gli hotel a cinque stelle con uscieri in livrea, i ristoranti da 50 euro a piatto e sopra ogni cosa, fortunatamente, l’ombra. Tanta ombra, protagonista dell’Avenida.

L’altro giorno ho sfidato i 35°C e mi sono preso la briga di ridiscendere (non sia mai che la faccia in salita) l’Avenida da Liberdade per accertarmi per l’ennesima volta che l’opera di restyling proceda a pieno ritmo, come accade da dieci anni a questa parte. Quando la percorsi la prima volta, nel 2001, mi sembrava di essermi imbattuto nella versione bulgara degli Champs-Elysées, ai quali peraltro si ispira: era una desolante sfilata di palazzi fatiscenti e vuoti, percorsa da taxi asmatici e rallegrata soltanto dalla vegetazione rigogliosa. Invece vacci adesso e come ti ho appena detto ti lustrerai gli occhi.

Avenida da Liberdade (Viale della Libertà) è l’asse principale della città, lunga poco più di un chilometro e larga quasi cento metri. Comincia dalla praça Marquês de Pombal e arriva nella praça dos Restauradores, è servita da tre fermate della linea blu della metro e da centinaia di autobus che la solcano all’insù e all’ingiù, ha quattro carreggiate per i veicoli e due larghe passeggiate centrali nonché marciapiedi laterali per i pedoni. Ci sono ben otto file di alberi da un lato all’altro della strada, che la rendono un’oasi d’ombra anche se un po’ rumorosa a causa del traffico.

Le sue origini risalgono al post terremoto del solito Marquês, che fece costruire un passeio público (passeggiata pubblica) che di pubblico non aveva un bel niente visto che era recintato per evitare l’accesso agli straccioni, cioè quasi tutta la popolazione. La sua attuale concezione invece è della fine del XIX secolo, quando furono costruiti molti degli edifici che attualmente vi si affacciano. E infatti tutto il viale è un compendio di storia dell’architettura degli ultimi centocinquant’anni, viste le facciate dei palazzi: elaborati gioielli di arte nova si alternano ad architetture di stampo razionalista, ad altre di chiara concezione contemporanea e ad altre ancora ornate di azulejos come tradizione vuole, in una piacevole sfilata di forme e colori incorniciate dalla folta vegetazione. E di tanto in tanto, tra le numerose panchine, una statua di uno scrittore portoghese si gode il fresco della verzura.

Come dicevo, nell’ultimo decennio l’avenida ha subito una trasformazione abbastanza radicale. Ha visto nell’odine: la ristrutturazione di decine di edifici, l’apertura di nuovi e lussuosi esercizi commerciali (dedicati evidentemente ai ricchi turisti russi, cinesi e di Dubai dal momento che i portafogli portoghesi sono stati strizzati fino all’ultimo spicciolo), la riapertura di numerosi chioschi e soprattutto, l’anno scorso, il rivoluzionamento dei sensi di marcia delle due corsie laterali, per abituarsi alla quale gli automobilisti lisboetas hanno impiegato un po’ di tempo. Ecco perché, quando sono in macchina, evito accuratamente di percorrerla. Ma il restyling continua...

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