martedì 26 giugno 2012

SUA MAESTÀ LA SARDINHA


Se il baccalà è il re delle tavole portoghesi, la regina è la sardina. E se quello si cucina in centinaia di modi diversi, questa si serve unicamente assada, grigliata. Il suo marchio è inconfondibile. Sia nel senso di odore che ti resta appiccicato addosso, sia nel senso di simbolo sempre più cool della città.

Il profumo -per alcuni la puzza- che si diffonde per i vicoletti di giorno e di sera, le grigliate improvvisate nelle strade del Bairro Alto alle due di notte per riempire stomaci affamati, il ricordo che ti resta incorporato sulle dita e nell'alito per due giorni di fila, tutto ciò fa parte del fascino della sardinhada. Guai a rinunciarvi. Mi ricordo quando Maria Zé, la mia mitica prof di portoghese, mi invitò alla sardinhada organizzata dal suo dipartimento dell'Università. Era una sera d'estate al termine della quale dovetti buttare i miei succinti abiti in lavatrice per cancellare il testardo aroma avvinghiato tra le fibre dei tessuti. Però che atmosfera festosa! Studenti di portoghese di tutto il mondo tentavano maldestramente di mangiare con quattro mani e venti dita queste bestiole ingovernabili nel piatto, mentre bicchieri di vino rosso (vinho tinto) smorzavano nelle bocche il sapore esuberante delle sardine.

Zezé, che oltre che prof di lingua è, almeno con me, anche prof di cultura portoghese, mi disse che le sardine non si mangiano con le posate, ma con le mani: dopo averle spellate (le squame sono micidiali come carta moschicida, ti si attaccano dappertutto) vanno afferrate con pollice e indice per le estremità e rosicchiate da un capo all'altro come si fa con le pannocchie. Il problema è che poi le dita restano contaminate per settimane. E lei mi ha insegnato anche il trucco per liberarmi di quest'essenza dai polpastrelli: “non devi lavarti le mani col sapone, perfettamente inutile, ma col dentifricio: l'odore di sardinha sparisce all'istante”.

Ma è da un po' che le sardine non si trovano più solo sulle tavole. Diventate un simbolo della portoghesità, anzi per essere più precisi di “lisbonesità”, si trovano anche sotto forma di souvenir di artigianato contemporaneo: ormai numerosi negozietti sparsi per la città espongono cuscinetti multicolori a forma di sardina, opera di giovani creativi. E ogni anno, alla fine dell'inverno, viene indetto un concorso per scegliere il simbolo delle Festas de Lisboa, che è sempre lei, la sardinha. Migliaia di graphic designer da tutto il mondo partecipano con le proprie proposte creative e a giugno la città è tappezzata dal pescetto vincitore. L'avresti detto? La sardina, tanto umile, eppure...

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