mercoledì 11 aprile 2012

PORTOGHESI D'AFRICA E AFRICANI DI PORTOGALLO



Una delle [tante] cose che più mi piacciono di Lisbona è quel suo essere crogiolo di razze e popoli. Bello salire sulla metro, camminare per strada, entrare in un negozio e vedere bianchi, neri e meticci (e ultimamente anche asiatici). E soprattutto è bello sapere che non sono stranieri, ma cittadini portoghesi al 100% nati in Portogallo, di madrelingua portoghese e tifosi dello Sporting o del Benfica.

Si tratta di portoghesi di origine africana, figli e nipoti degli antichi colonizzati che si mischiarono (oppure no, nel caso dei neri puri) col sangue europeo degli antichi colonizzatori. A volte il risultato è costituito da bellezze mozzafiato di entrambi i sessi che fanno letteralmente restare a bocca aperta (o “a mento caduto”, per usare l'equivalente espressione portoghese), in altri casi sono normali persone spesso male in arnese dal momento che, pur non essendoci discriminazione razziale, le persone di origine africana ricoprono il più delle volte ruoli subalterni.

Ma l'aspetto più curioso è che ci sono, caso più singolare, portoghesi “bianchi” nati nelle antiche colonie africane (Angola, Mozambico, Capo Verde e Giunea Bissau). E sono davvero tanti. Ad esempio, per fare alcuni nomi, io conosco Eduarda e Miguel, nati in Angola, e Paulo e Rolando, nati in Mozambico. Naturalmente sono tutte persone che hanno più di 38 anni, nate cioè prima della Rivoluzione dei Garofani, che ebbe luogo nel 1974 e che tra le principali conseguenze portò alla decolonizzazione delle Province d'Oltremare, a seguito della quale gli antichi colonizzatori dovettero rientrare in madrepatria. Fu un'esperienza traumatica per il Portogallo, già provato da una turbolenta transizione verso la democrazia, il quale vide rientrare nel suo territorio migliaia di persone che da un giorno all'altro persero terre, proprietà e lavoro e dovettero reinventarsi in una nazione che ancora si leccava le profonde ferite di una dittatura durata cinquant'anni.

Quello che mi incuriosisce è come poteva essere la vita fino alla metà degli anni Settanta nelle rigogliose lande dell'Africa portoghese. Paulo mi ha raccontato della sua infanzia nel mato (bosco) del Mozambico, con il papà agronomo e la mamma, nata a Lisbona e cresciuta a Lourenço Marquês (l'attuale Maputo), circondata dalla servitù un po' come in Via col vento. Eduarda mi ha raccontato della sua immensa fattoria di famiglia in Angola che esportava i suoi prodotti in Mozambico e in Portogallo. Miguel mi ha raccontato di quella volta in cui con la sua famiglia e i loro amici scesero dall'Angola alla civile Namibia e poi in Sudafrica dove, a causa dell'apartheid, la signora dell'altra famiglia, che era di colore, dovette pernottare in un dormitorio separato dall'albergo in cui avrebbero alloggiato marito e figlio. Storie di un altro mondo a noi totalmente sconosciuto, tra scuole portoghesi sull'oceano Indiano, pasticcerie portoghesi a Luanda, signore portoghesi che prendono il tè nelle sterminate quintas (fattorie) dell'entroterra mozambicano e spettegolano tra un brigadeiro e una língua de veado, dolcetti portoghesi. Un altro mondo e un'altra epoca che non esistono più. Per fortuna, mi vien da dire.

9 commenti:

  1. Perché per fortuna? Era un mondo florido!
    Il disastro nei paesi africani e' venuto dopo, purtroppo, con la guerra civile.
    I portoghesi non sono mai stati conquistadores cruenti...
    Comunque sí, tutto molto affascinante, questa mistura incredibile di paesi, persone e storie.

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    1. In effetti è come dici tu, era un mondo florido e solo dopo l'indipendenza sono cominciati i guai con le guerre civili sia in Angola, sia in Mozambico, sia in Guinea Bissau, guerre che sono durate fino a due-tre anni fa. Però già dal '56 c'era il MPLA (Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola), che metteva in atto una guerriglia che stremava le truppe di giovani portoghesi giunte a soffocarla (vicende meravigliosamente raccontate da Antònio Lobo Antunes in "Os cus de Judas", in it. "In culo al mondo", Feltrinelli ed.). E poi erano comunque gli anni della dittatura di Salazar, che per definizione non è mai buona.
      In ogni caso, come dici tu, i portoghesi, tranne che nel '5-600, quando si arricchirono con la tratta degli schiavi, non furono mai cruenti conquistadores. Infatti -non ne sono sicuro ma mi pare che sia così- i colonizzati erano comunque cittadini portoghesi a pieno titolo. Questo è forse davvero un caso unico nella storia del colonialismo e dell'imperialismo europei.

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  2. Sai una cosa? Da come si è sviluppata la vicenda coloniale portoghese, giungo ad arrischiare un paragone: nulla a che vedere con le vicende spagnole, francesi od inglesi. Paragono il Portogallo di allora più simile alle Repubbliche Marinare, in particolare Venezia. Porti e piccoli pezzi di terreno onde attraccare, una sorta di "scalo tecnico" odierno. Come considerare altrimenti i piccoli "pezzettini" di Goa, Malacca, Timor, Macau, ed ai bei tempi almeno altre 10 località?
    Mah, forse ho detto una bestialità !
    Per quanto riguarda le guerre civili pre e post liberazione, c'è da aggiungere che l'Africa diventò il playground, il terreno di gioco della guerra fredda, dei due blocchi. Ecco perché la NATO e l'occidente, pur condannando il colonialismo e il salazarismo, furono praticamente costretti ad appoggiare il Portogallo. Alla caduta di questo, le vecchie colonie caddero nella sfera d'influenza avversaria, con le conseguenze spesso nefaste di cui abbiamo cronaca.
    Scusate se la ho tirata lunga.

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  3. Sono stato a Maputo ed e' veramente affascinante, si respira la cultura latina ad ogni angolo della citta'. Pasticcerie, panifici, ristoranti di pesce, ecc. rendono questo paese diverso rispetto ai paesi confinanti colonizzati dagli inglesi.

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  4. Buongiorno Graziano,
    ho letto con interesse questo articolo perchè sarei interessata a scrivere la mia tesi di laurea su questo argomento. Da quello che si legge l'influenza africana in Portogallo si nota sotto più aspetti, ma c'è qualche particolare caratteristica su cui ci si potrebbe soffermare? Conosce qualche libro, articolo, fonte che tratta di questo argomento? oppure,ha lei stesso aneddoti, materiale o racconti disponibili?
    La ringrazio sentitamente,
    Elena.

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    1. Buongiorno a te, Elena (ti prego, dammi del tu!)
      Purtroppo non so come posso aiutarti dal momento che le cose che ho scritto le ho apprese leggendo e ascoltando, e non ho riferimenti precisi da passarti.
      Però ti posso fare i miei auguri per la tesi e ti esorto a leggere sempre Lisbon storie.
      Grazie ancora per avermi letto e scritto!

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    2. Maputo, il piu' grande amore della mia vita. Una particolare caratteristica su cui ci si potrebbe soffermare? La lingua, il portoghese, cosi' diffuso, cosi' amato e parlato dalla maggioranza della popolazione come unico strumento di comunicazione, come se non esistesse una lingua nativa. La religione, il cattolicesimo, cosi' impregnato negli usi e nei costumi. Se conoscessi il Mozambico, ti renderesti conto che il ''Lusotropicalismo'' non fu solo una teoria...

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